Il mostro di Milano

Un fatto di cronaca nera che ha sconvolto la città

Nella prima metà del 1800 (1830 circa) presso Palazzo Cusani, allora sede del governo Austriaco, lavorava un giovane 25enne di nome Antonio Boggia.
Antonio aveva come incarico la manutenzione delle stufe e, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca, divenne presto il responsabile fochista del complesso sistema di riscaldamento che forniva il palazzo nei mesi invernali più rigidi.

Ma chi è Antonio Boggia?
Nato a Urio, lago di Como, nel 1799 fin da subito Antonio Boggia si fa riconoscere per le sue cattive intenzioni e abitudini.
Non ancora ventenne scappa nel regno di Sardegna, abbandonando il Lombardo Veneto, inseguito da denunce per innumerevoli truffe. Qui però viene presto incarcerato per tentato omicidio.
Approfittando di una rivolta in carcere, fugge e arriva nella città di Milano che ignara dei suoi trascorsi lo accoglie a braccia aperte.

La sua prima abitazione si trovava in via del Gesù ma nel 1831, dopo il matrimonio,si trasferisce con la sua consorte in via Nerino 2 nello stabile di proprietà di Ester Maria Perrocchio, che diventa  presto una delle sue prime vittime.
Il 16 febbraio del 1860 infatti un certo Giovanni Mourier si presenta presso gli uffici del comando di via della Moscova per denunciare la scomparsa della madre, di anni 76, che da diversi mesi non dava più notizie di sé. La donna in questione è Ester Maria Perrocchio.
Come se non bastasse si scopre  che Antonio Boggia si era autonominato factotum al posto della signora aumentando senza alcuna motivazione l’affitto agli inquilini del palazzo.
Dopo diversi accertamenti iniziano ad emergere strani fatti legati alla figura di Boggia, storie di omicidi, truffe e risse risalenti ai primi anni ‘50 che insospettiscono i carabinieri.
Alcuni inquilini del palazzo di via Nerino inoltre iniziano anche a riportare  alle autorità certi fatti bizzarri, come l’ aver visto Boggia armeggiare con mattoni e sabbia in un magazzino della vicina via Bagnera.
Detto fatto è così che trovano  il corpo esanime della donna brutalmente mutilata.
Indagando ulteriormente, vengono presto  fuori nuove truffe e nuove vittime.
La più grande scoperta che senza alcun dubbio inchioda  Boggia avviene  nella cantina di via Bagnera in cui, a pavimento, l’assassino aveva ricavato  uno spazio sufficiente per 3 cadaveri.

Boggia viene  così portato e rinchiuso a San Vittore dove cerca di spacciarsi per pazzo per evitare la pena capitale, appigliandosi al fatto che er una voce interiore ad ordinargli  di uccidere.
Questo teatrino non serve tuttavia  a nulla e Antonio Boggia viene portato al patibolo l’8 aprile del 1862, tra una folla di cittadini furiosi, in un terreno pubblico adiacente i Bastioni tra Porta Ludovica e Porta Vigentina.
Il suo corpo viene  sepolto a parte  il cranio, affidato successivamente agli studi di Cesare Lombroso per dedicarsi con cura agli studi frenologici.

Immagine: Milano Today

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