Un secolo tra il Liberty milanese e l’operetta italiana
La storia di questa nobile residenza milanese ha inizio nel 1907, con i lavori di rifacimento di un immobile ottocentesco voluti da Giuseppe Pirola. All’epoca era solo un deposito per mezzi e granaglie legato alle attività agricole della campagna milanese, distante non più di un paio di chilometri, oltre le mura spagnole. La zona, affacciata sul terraggio del Castello Sforzesco, era posta sotto la giurisdizione spirituale della basilica di San Simpliciano ed era attraversata dall’arteria stradale per Como (il Borgo di Porta Comasina).
Il Palazzo, come lo vediamo oggi, è però frutto di un successivo, radicale, ammodernamento artistico di quell’immobile, finanziato e intrapreso dal nobile napoletano Carlo Lombardo dei Baroni di San Chirico alla metà degli anni Venti.
Giunto a Milano alla fine dell’Ottocento, il Lombardo era già una personalità di spicco nel campo musicale, incoraggiato alla carriera dal figlio di Johann Strauss. Divenne compositore d’operetta, librettista e scelse questo Palazzo come sede della sua Casa Editrice Musicale, fondata pochi anni prima, nel 1918. I lavori furono completati nel 1926 e da quel momento, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, era qui depositato il più importante patrimonio operettistico nazionale. Qui si sarebbero potuti incontrare i protagonisti della grande operetta italiana e qui sono stati conservati gli spartiti originali di celebri operette come Cin Ci La (1925), La casa innamorata (1929) o l’ancor più celebre Paese dei Campanelli (1923) messe in scena per la prima all’iconico Teatro Lirico Internazionale.
Il palazzo fu ammodernato in uno stile che richiama i canoni dell’eclettismo del primo Novecento strizzando l’occhio al Liberty milanese e al Neoclassico. Un portone d’accesso in legno, impreziosito da altorilievi, immette in un androne che riprende i motivi decorativi danzanti della facciata ma a cui si aggiungono lampadari in ferro battuto e delle splendide vetrate (rimaste parzialmente danneggiate durante la Seconda Guerra Mondiale) realizzate dalla vetreria artistica di Salvatore Corvaya e Carlo Bazzi di Milano. In questo ambiente si può ancora trovare lo stemma araldico della famiglia Lombardo, da cui Carlo aveva tratto il suo celebre pseudonimo: Leon Bard (per la presenza, appunto, di un Leone). Dall’androne si accede a un cortile, in cui era presente un ascensore della OTIS, uno dei primi installati all’aperto a Milano (anch’esso danneggiato durante la guerra).
Una scritta in latino corre lungo le facciate interne “Gloriam Ausoniae, Musa Cantu, Per Orbem Terram”, una metafora con la quale Lombardo manifesta il suo desiderio di glorificare l’Italia, per mezzo della musica, per tutto il mondo.